Dopo tanto discutere giunge la tanto attesa riforma del casasto che nell’intenzione dei suoi autori dovrà portare maggior equità tra gli immobili e soprattutto valori fiscali molto più vicini ai reali valori del mercato immobiliare.
La principale novità introdotta dalla riforma del catasto è senz’altro quella che abolisce i vani per far posto ai metri quadri.
Addio quindi ad immobili accatastati come edilizia popolare e trasformati in abitazioni di lusso per buona pace dei soliti furbetti che pagano cifre irrisorie rispetto ad altre abitazioni anche meno prestigiose.
Quali sono le principali linee guida della riforma del casasto?
– Calcolo del valore dell’immobile in base ai metri quadri e non più in base ai vani
– Introdotta la rendita media ordinaria per il calcolo dell’imposta, sparisce la vecchia rendita catastale, calcolata in base alla media dei canoni di locazione degli immobili della stessa zona nei 3 anni precedenti, le caratteristiche edilizie, l’età dell’immobile ed altro ancora
– Divisione territoriale all’interno dello stesso comune per differenziare le aree di maggior o minor pregio
– Valore patrimoniale calcolato in base al rapporto tra rendita media e metri quadri dell’abitazione. Addio anche alle attuali categorie catastali non più adeguate al reale valore del mercato immobiliare.
Infine vi riepiloghiamo le attuali categorie catastali relative ad edifici residenziali
a/1: signorile in zone di pregio con caratteristiche superiori
a/2: civile con caratteristiche costruttive di tipo residenziale
a/3: economico
a/4: popolare
a/5: ultrapopolare (con rifiniture di bassissimo livello e servizi igienici in comune)
a/6: rurale
a/7: villini, anche plurifamiliari, con caratteristiche costruttive di tipo a/2 o a/3
a/8: ville con parco o giardino in zone di pregio
a/9: castelli o palazzi con pregi artistici o storici
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